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Monteleone: un po di Storia.
I primi nuclei familiari, che in seguito costituiranno il centro abitato di Monteleone di Puglia, risalirebbero alla fine del Secolo X e l'inizio del XI. Durante la costruzione della strada Monteleone - Zungoli.
Per la mia terra
Mappa di Monteleone
gentilmente offerta da Rocco Altieri
Nell' ottobre del 1967, furono rinvenuti - nella localita' Valle delle Noci - scheletri allineati in cuniculi di pietra, vasi di terracotta e armi ; reperti di una necropoli risalente al mille o ad un periodo anteriore.L' insediamento nel luogo attuale da parte di nuclei delle contrade "Casalini" e "Frate Pasquale" , fu dovuto alla necessita' di trovare scampo dalle insidie della vicina Boscoselvamala o per costruire altrove abitazioni distrutte dai frequenti terremoti. Nei rioni a Sud di Monteleone, ruderi, ormai scomparsi, rivelano antichissime costruzioni, piu' tuguri che case. Tra il XIII e il XIV secolo, Monteleone assunse la configurazione pressoche' vicina all'attuale. Risale a quest'epoca la costruzione del Castello e della Chiesa di S. Giovanni Battista, che nel 1412 fu eretta a Parrocchia. Amministrivamente, fin dall' epoca Normanna, apparteneva al territorio e alla Diocesi di Ariano Irpino. Sotto il Regno di Giovanna II (1414-1435), Monteleone pote' godere di una parziale e passeggera autonomia. Come tanti centri abitati, fu coinvolta nelle alterne vicende politiche del tempo, passando sotto il dominio dei Normanni, degli Angioini e degli Svevi e subendo situazioni difficili, sotto l'aspetto economico, per il despotismo dei Baroni. Dopo gli Svevi il Meridione fu terra di conquista degli Aragonesi. Nel 1495 Monteleone con Ariano ed altre localita' fu signoria di Guevara. Dal 1498 fu sede Baronale: il Signore vi trascorreva il periodo estivo. La sua presenza, nel castello di Monteleone, non fu senza oneri per gli abitanti, anzi, a spese dell' Universita' furono costruite le mura perimetrali di difesa del Castello. Nel 1558 Monteleone fu Feudo di Cesare Gonzaga. Fu durante la signoria del Gonzaga che a Monteleone, a Montaguto e a Faeto, nel 1564, fissarono la loro dimora alcuni Valdesi, scesi dalla Savoia per far proseliti. Scoperta la loro presenza, e le loro intenzioni, il Cardinale Ghisleri, capo dell' Inquisizione, incarico' il vescovo di Bovino, Ferdinando D' Anna, di indagare e intervenire di autorita' (siamo nel periodo della Controriforma) per impedire la diffusione dell' eresia e punire quanti vi aderissero. Alcuni di Monteleone furono imputati di eresia e condotti dinanzi al Vescovo inquisitore, ma furono amnistati per aver riconosciuto l'errore. Nel 1561 Monteleone fu colpito dalla peste che cuso' numerose vittime, circa 300. Gli scampati eressero una cappelletta in onore di S. Rocco sul luogo dove furono sepolte le vittime e lo pregarono affinche' cessasse la pestilenza. 27 anni dopo e precisamente nel 1588, durante il dominio spagnolo con il Re di Napoli Filippo II, Monteleone ottenne l' autonomia amministrativa e per questo fu eretto un monumento, la CROCE situata nell' attuale Piazza Municipio. Tutti coloro che si avvicendarono come feudatari di Monteleone rivestirono titoli nobiliari come Filippo Brancia che nel 1604 dvenne i Marchese, come Pier Giovanni Capece che divenne Principe nel 1637 e del Conte Platti che fu insignito di questa carica nel 1668. Durante la signoria dei Platti, appunto, portata avanti per circa un secolo, Monteleone attraverso' momenti di progresso e incremento nell' edlizia, artigianato e nell' agricoltura. L' antica chiesa "Jus patronato" fu demolita per edificarvi la Chiesa Madre, detta anche Cappellone baronale. Nel 1716 fu eretta la Chiesa dell' Addolorata, dove ebbe sede l'omonima Confraternita sorta il 7 marzo 1716Dopo i Platti segui' la Signoria dei Figlioli nel 1793, ma duro' poco. Difronte agli eserciti napoleonici impegnati a conquistare il meridione d' Italia e a imporre un regime rivoluzionario, i Figlioli, come altri feudatari, preoccupati di mettersi al sicuro, abbandonarono il feudo di Monteleone, e lasciarono che i coloni si impossessassero dei terreni. Aboliti i diritti feudali dal regime napoleonico, le terre furono divise tra Universita' e coloni. Durante questo breve periodo napoleonico, molti cittadini aderirono alle idee rivoluzionarie e republicane. Nel 1800, nello spiazzo antistane l' ex palazzo baronale, l' attuale Palazzo Trombetti, i monteleonesi innalzarono una croce di pietra per celebrare il trionfo della liberta'. Dopo la morte di Gioacchino Murat, ritornarono sul trono di Napoli i Borboni, e il Re Ferdinando, naturalmente, ripropose il regime monarchico, affidando l' amministrazione dei Comuni a Sindaci del partito borbonico. Dal 1820 al 1860 furono Sindaci di Monteleone i Signori: CASTELLUCCIO, CONTELLA, COLANGELO, LALLA, TARONE, SALINO, JULIANO VINCENZO, RAMPINI, JULIANO ROCCO E MORRA. In questi anni e precisamente nel 1833, Monteleone passo' definitivamente sotto la provincia di Foggia. Negli anni 1852 - 56, il benemerito Sac. Rocco Contella, fece erigere la Chiesa del Carmine ed il Convento ad essa annesso, e furono donati ai Frati Minori nel 1857. Nell' ultimo periodo del Regno Borbonico, prima che si realizzasse l' Unita' d' Italia, Monteleone fu temporanea sede del Vescovo di Ariano, Mons. Caputo il quale convertitosi alla causa liberale, offri' a Garibaldi 2000 ducati per finanziare la sua impresa, ponendosi apertamente contro la politicaq di Papa Pio IX, e per sfuggire alle persecuzioni dei Borbonici si rifugio' a Monteleone, da dove governo' la Diocesi. Per la presenza del Vescovo la Chiesa di S. Giovanni Battista assunse la funzione di Cattedrale. P er le leggi eversive del Regno Unitario, nel 1866 la chiesa ed il convento dei frati furono confiscati e Monteleone rimase priva della preziosa presenza dei religiosi. La conduzione amministrativa del Comune fu portata avanti da uomini capaci e saggi, come LUCIANO TROMBETTI ( 1861 - 1884) che strinse ottimi rapporti col clero locale ed intervenne piu' volte per restaurare la chiesa Madre nel 1884 e concesse la chiesa del Carmine alla Confraternita istituita il 5 novembre 1882 ( sara' canonicamente riconosciuta dal Mons. Francesco Trotta, Vescovo di Ariano, il 5 febbraio 1885).
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